La rivoluzione forse parte dall'Abruzzo

Lanciano, 23 Marzo 2015
 
Il 13 marzo 2015 un consigliere della regione Abruzzo, il Dott. Giorgio D'Ignazio deposita, alla Direzione - Affari della Presidenza e Legislativi, il progetto di modifica della legge 41/2012 (Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria). (Il testo è visibile a questo link)
 
Alcuni mesi fa le imprese funebri abruzzesi sono state inondate da pubblicità riguardanti corsi di formazione dedicati al settore funebre, in queste pubblicità furono comunicate molte sciocchezze ed alcune falsità. (in questo link è possibile leggere il nostro commento a suo tempo pubblicato)
In quei giorni cercammo di informare i consiglieri regionali e la regione Abruzzo circa la confusione che si stava creando e denunciammo le speculazioni che si stavano organizzando sulla pelle degli imprenditori funebri.
Più volte abbiamo evidenziato la stupidità di una legge che imporrebbe la formazione obbligatoria dei dipendenti. L'artigiano funebre è l'unico responsabile della formazione del proprio personale, la sua bottega è la scuola a cui i collaboratori devono far riferimento.
In questa attività di denuncia ci siamo imbattuti nel consigliere D'Ignazio il quale ha manifestato interesse sulla problematica da noi posta.
A questo punto è nato un tavolo di confronto, sin dall'inizio si era concordi che fosse necessario un intervento di riordino della materia; il dialogo diventò interessante quando fu chiesto all'ANIFA se fosse concorde ad introdurre in qualche modo una figura professionale nel comparto funebre, il consigliere ed i suoi collaboratori si chiesero come era possibile che un'attività così delicata non prevedesse una qualifica specifica.
Noi rispondemmo che l'ANIFA non solo era d'accordo ma aveva già pronto un testo in cui si introduceva la figura professionale dell'imprenditore funebre artigiano, testo che fu già proposto ai relatori della legge 41/2012 i quali in un primo momento lo sposarono e successivamente lo ripudiarono.
Ci fu chiesto allora di inviare il testo per essere valutato e in caso positivo sarebbe diventato una proposta di modifica della legge attuale.
Il 13 marzo 2015 viene depositato il progetto che riprende in maniera fedele la nostra proposta.
All'art. 1 si propone di inserire alla lettera f) (per noi dovrebbe essere la lettera"a" crediamo che per semplificare l'iter si sia scelto di aggiungerlo alla fine e non cambiare tutta la scala) il seguente testo: "Sollevare i dolenti dalle incombenze relative al decesso del congiunto". 
Non si può parlare di Onoranza funebre se non si ha come cuore dell'attività il "servizio alle famiglie dolenti", di conseguenza il comparto è per sua natura compreso nel settore artigiano.
Il progetto di legge, come giusto che sia, riconosce di diritto la qualifica ai soggetti con comprovata esperienza quinquennale, non si permette di ignorare, come fa il regolamento attuale, l'attività pluriennale degli operatori funebri, la loro professionalità conquistata con anni di attività e ratificata dal mercato.
Il progetto di legge, come giusto che sia, non richiede nessuna qualifica al personale dipendente dell'artigiano funebre, come invece impone il regolamento attuale, è prevista una formazione solo per le figure specialistiche dei "Tanatoprassie e tanatocosmesi" ma anche qui è riconosciuta di diritto la qualifica ai soggetti che operano già nel mercato da almeno un biennio.
Vengono buttate nel cesso le figure "Responsabile della conduzione degli affari", "Necroforo", "Addetto alla trattazione degli affari" incredibili farneticazioni di un regolamento idiota, l'attività imprenditoriale non può essere umiliata in questo modo, l'imprenditore funebre non può essere trattato come un soggetto a sovranità limitata, come se avesse bisogno del tutore statale.
Come si può pensare che un ente pubblico debba indicare all'imprenditore, che rischia il denaro proprio, come condurre i propri affari, siamo nell'indecenza burocratica, nella cretineria legislativa, siamo fuori dalla Costituzione Italiana, fuori dalla normativa europea e fuori dalla normativa nazionale.
La qualifica professionale dell'operatore funebre è legata alla necessità di tutelare gli interessi delle famiglie dolenti, le quali in virtù dello stress relativo al lutto subito potrebbero non essere pienamente lucidi nelle loro scelte, pertanto lo Stato può, in deroga alle normative europee e nazionali, imporre agli operatori una garanzia di qualità legata alle loro competenze tecniche non certo legata alle loro scelte imprenditoriali che rimangono libere e strategiche ai fini del successo dell'attività; noi aggiungiamo che la qualifica professionale è fonndamentale per lo sviluppo di un mercato regolamentato in grado di correggere le notevoli distorsioni presenti nella giungla attuale.
Non sappiamo se questo progetto di modifica della legge n.41/2012 andrà in porto, cercheremo di seguirne l'iter e di favorirne la comprensione, questa riforma certamente va nella direzione di tutela di interessi generali.
Questo testo è rivoluzionario, non sappiamo quanti lo possano comprendere, certamente lo comprendono quegli interessi lobbistici che da anni cercano di distruggere l'Onoranza Funebre Artigiana in modo da poter realizzare indisturbati i loro macabri conflitti d'interesse ed inquinare il mercato.
Gli effetti di una normativa così impostata ha notevoli conseguenze nel riordino del comparto funebre che ricordiamo comprende anche i servizi cimiteriali, la gestione dei servizi cimiteriali è ormai da anni ostaggio di impresentabili interessi di lobbies e purtroppo anche ostaggio di una politica raccapricciante.
L'ANIFA pone soluzioni politiche a problematiche di carattere generale, pertanto non ringrazia il Dott. D'Ignazio per la sua iniziativa autonoma e spontanea ma certamente si congratula con il politico D'Ignazio per aver compreso la natura politica delle problematiche del settore e soprattutto per aver condiviso con l'ANIFA le soluzioni politiche da offrire.